Questo rifugio fu dedicato a un pioniere austriaco dell’alpinismo appassionato delle Dolomiti, Viktor Wolf Edler von Glanvell, che con lungimiranza su detta rivista già dal 1904 aveva sostenuto l’opportunità di far costruire un rifugio nell'alta Val Travenanzes come base per lo sviluppo turistico dei Monti Fanis e Tofana.
La breve storia di questo rifugio è legata a quella dell'alpinismo, una storia fatta di uomini, roccia e conquiste. Partendo da qui, nel 1913 Adolf Deye e il dottor Oskar Schuster conquistarono l’altissima parete nord-ovest della Tofana III. Nel 1915-16, quando il rifugio era già stato distrutto da un cannoneggiamento, furono tracciate salite di guerra, come il Torrione Cantore dalla selletta nord (Emanuele Celli e Giuseppe De Carlo) e il Camino degli Alpini sulla Tofana di Rozes (Ugo di Vallepiana e Joseph Gaspard).
Durante la Grande Guerra, l'1 agosto del 1915 il rifugio Wolf-Glanvell, che fino ad allora era servito all'esercito austriaco come sede del comando e posto di medicazione, fu distrutto dai bombardamenti dell'artiglieria italiana e mai più ricostruito.
Mentre costruiva il Rifugio Wolf-Glanvell, il gestore Luigi Gillarduzzi Minighèl, ebbe la brillante idea di realizzare lì vicino una scalinata verso il cielo per superare una parete verticale di 150 metri che porta nel grande vallone del Masarè, alla base della Tofana di Rozes.
Fabbro di professione, il Minighel inserì trasversalmente nella roccia 270 pioli di ferro forando la roccia a mano, realizzando di fatto la prima via ferrata delle Dolomiti.
Durante la guerra fu resa impercorribile fino agli anni ‘50.
Negli anni ‘60 fu restaurata e dotata di un cavo di sicurezza.
La Scala del Minighel consente ancora oggi di salire dalla Val Travenanzes a Forcella Fontananégra e di completare il giro alla base della Tofana di Rozes utilizzando il Rifugio Dibona come punto d'appoggio.